Torino-Roma: la nostra lettura

4-8 dicembre 2021, Più Libri Più Liberi (Roma)

Ci siamo prese un po’ di tempo per tirare le somme di queste due importantissime fiere, il Salone del Libro di Torino e Più Libri Più Liberi, che questa pandemia ha eccezionalmente ravvicinato nel calendario. Siamo state presenti come visitatrici, non avendo ancora un numero di pubblicazioni congruo per uno stand.

Ebbene, se alla prima – Torino –  ci siamo sentite, come era comprensibile, piccole al cospetto dei grandi del mondo editoriale, a Roma abbiamo pure provato uno straniamento che non ci aspettavamo. Perché non ci siamo riconosciute molto neppure tra i medi e i piccoli. C’è voluto un po’ per capire a che cosa corrispondesse quella sensazione di distanza, ma alla fine tutte e tre siamo giunte alla conclusione che un certo modo di fare editoria non ci appartiene del tutto.

Ci spieghiamo meglio: molti degli incontri cosiddetti “professionali” a cui abbiamo partecipato vertevano soprattutto a comparare tutti gli attori medi e piccoli del mondo editoriale ai grandi nomi dell’editoria, dal punto di vista della produzione e della distribuzione (nell’auspicio, certo, anche di raggiungerne il fatturato). Però, quel meccanismo fagocitante di produzione-distribuzione-resa-produzione-macero, quel meccanismo per cui bisogna necessariamente produrre per ripagare la precedente produzione, in un circolo vizioso infinito di rese e volumi mandati al macero, contribuendo per giunta a uno spreco che sta raggiungendo livelli allarmanti (si pensi alla crisi legata alla carta che è prima di tutto ambientale), a cui sembra ci si debba piegare per far parte di questo mondo, non ci appartiene.

Vogliamo allora pensare ci possa essere un altro modo di fare editoria, un modo lento, in cui i tempi del libro (la sua vita, la sua storia) non siano dettati solo dal mercato e dalla sua frenesia, ma possano essere più naturali. Un modo di fare editoria in cui la Casa editrice si prenda il tempo necessario per curare artigianalmente ogni sua uscita, e seguirla nel sentiero che percorrerà, insieme all’autore. Per fare in modo che la Casa editrice possa davvero definirsi più “casa” e meno “azienda” per i libri e per i loro Autori. Produrre meno selezionando di più.

Per fortuna, abbiamo trovato una corrispondenza del nostro sentire in quello di altre Case editrici con cui abbiamo avuto degli scambi molto incoraggianti: una di queste è stata Effequ con cui abbiamo condiviso l’ironia della contraddizione contenuta già nel nome “Più Libri Più Liberi”, considerando il problema della sovrapproduzione.

Siamo in cammino e come in ogni società che si rispetti, stiamo cercando di adattarci senza però snaturarci, senza perdere di vista chi siamo e perché abbiamo deciso di essere qui, a dire la nostra.

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