Ho conosciuto i bambini brioscia in periferia. Sono bambini che incassano insulti, angherie da parte di chi è furbo o forte. I bambini brioscia hanno le dita delle mani appiccicose di zucchero o crema al cioccolato. A scuola durante la ricreazione mangiano seduti.
Sono poeti perché hanno scoperto di sapere fare le rime – e rime il lettore troverà in bacio sparse in questi carmi – parole che ai loro occhi colorano e trasformano la realtà. Anche la poesia diventa pasta per briosce col tuppo, morbida quanto un cuscino, uno scudo contro ogni violenza, un sorriso in lievito su guance di zucchero.
La poesia è midollo di vita. Visione utopica, civile, morale, rivelazione d’ogni bagliore o piega del reale, slancio in scocco sulla rotta della bellezza. In questo libro scorre tra i relitti dell’ombra, in un quotidiano di periferia assunto a dare spazio a una liricità inattesa eppure tangibile.
Sepolto sotto una terra sconnessa, violata dal cemento, da tralicci alti come sequoie appare così il quartiere di Librino, uguale a tutte le periferie del mondo. Luoghi che non avranno mai le luci della città, spazi del pressappoco, del precario, zattere di scarico, d’accumulo scomposto, di investimenti falliti e politiche fallimentari.
Chi salva la periferia? È quello che ho chiesto all’inchiostro nell’atto di scrivere questi versi, dopo che Antonio Presti mi disse che a Librino si sopravvive se si persegue una volontà Epica.
Queste liriche sono nate dal contatto diretto con bambini del quartiere ai quali ho raccontato le mie storie accompagnate dai giovani di Musicainsieme a Librino. Ad alcuni di loro l’immaginazione ha consegnato tra le mani una brioscia, di quelle col tuppo che nell’isola di Trinacria si accostano accompagnano al bicchiere della granita.
Lina Maria Ugolini
Per chi | Per chi combatte la vita con la poesia e la brioscia; per chi crede che la città inizi dalla periferia; per chi in quella periferia ci vive e prova a venirci a patti; per chi ha incrociato almeno una volta lo sguardo di un poetino con la brioscia.
A tutti i bambini brioscia di tutte le periferie.
Lina Maria Ugolini | Figlia e nipote d’arte, lavoro sulla scrivania del nonno fiorentino, appartenuta a Luigi Napoleone Re D’Olanda. Forgiatrice di linguaggi e forme, impugno quotidianamente la mia penna a spina di rosa. Molti cappelli mi fanno compagnia nell’arte del passeggio e del pensiero, ardito in leggerezza nel costruire romanzi e fiabe, poesia e saggi creativi.
Nata e cresciuta tra musica e teatro, invento progetti di scrittura, didattici e di divulgazione musicale. In qualità di drammaturga collaboro con il Teatro Massimo Bellini di Catania, la Camerata Polifonica Siciliana, Musicainsieme a Librino, Cartura, Marionettistica Fratelli Napoli, Piccolo Teatro della Città, Compagnia GoDoT.
Sono docente di Analisi delle forme poetiche, Storia del teatro musicale, Drammaturgia musicale e Storia del jazz al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania. Ho insegnato al Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia, al Conservatorio “Antonio Vivaldi” di Alessandria. Sono autrice di molti testi messi in scena e performance poetiche per voce e musica. Parlo di libri sui social indossando il cilindro dell’Onesta Signora Pickwick.
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